MotoGP, Brivio attacca Honda e Yamaha: “Lente e imprecise, le moto sono cambiate”

L’ex team manager di Suzuki analizza il tracollo dei marchi giapponesi nel 2022: “Merito degli europei, hanno introdotto un nuovo modo di correre”. Le differenze: “Sono più precise e migliorano sempre. In Giappone, invece, prevale l’approccio conservativo”

Federico Mariani

L’addio di Suzuki, le difficoltà di Honda e Yamaha: il 2022 è stato un annus horribilis per i marchi giapponesi in MotoGP. Dopo tanti anni di dominio, è arrivata l’abdicazione sotto i colpi di una Ducati pigliatutto. Un tracollo spiegabile osservando il metodo di lavoro, secondo Davide Brivio. L’italiano, team manager della Yamaha regina con Valentino Rossi prima e della Suzuki vincente con Joan Mir nel 2020 poi, ha fornito il suo punto di vista in un’intervista a Slick Magazine.

filosofia

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Brivio, infatti, è convinto che Ducati, Aprilia e Ktm abbiano rinnovato la MotoGP : “Le europee sono più aggressive nell’approccio alle corse, motivo per cui hanno stabilito un nuovo modo di correre. Il modello è la F1, ma è l’approccio a essere cambiato, affrontando le gare con l’obiettivo di avere moto sempre più performanti, non lasciare nulla di intentato e continuare a migliorare”. Il contrario dei marchi giapponesi: “Honda e Yamaha scendono in pista senza avere dati precisi. Non hanno compreso fino in fondo che questa MotoGP non ha niente di simile a quella di 20 anni fa. C’è sempre stato un approccio conservativo. Prima le evoluzioni erano piccole durante la stagione, concentrando il grosso delle novità per il campionato seguente”.

in confusione

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Brivio si sofferma in modo particolare su Honda, la squadra dominante fino al 2019: “Sono finiti gli anni d’oro da Doohan a Marquez passando per Rossi, quando bastava quella moto per vincere”. Proprio Marc dà spunto a una riflessione da parte di Davide: “L’ho sentito dire di aver chiesto al team il motivo del test di una parte specifica. Aveva rivelato che non lo sapevano. Questo vuol dire che in Honda continuano a usare il vecchio metodo: copiano quello che vedono intorno e buttano nella mischia varie componenti per capire i risultati, ma così non si fa strada”. La nuova via è ben diversa: “La squadra in pista deve diventare parte integrante del programma della MotoGP, con una grande sinergia tra la casa e quelle in pista: devono smettere di essere due gruppi diversi”. Una filosofia assimilabile in tempi brevi dai team giapponesi?

Fonte: https://www.gazzetta.it

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