Moto d’epoca e truffe: se il raggiro vale centinaia di migliaia di euro

Nel mondo del collezionismo motociclistico girano mezzi contraffatti spacciati per rari o addirittura ex gara. Le rivelazioni del compianto ex pilota romano Gianni Perrone e quelle di un famosissimo commerciante, importanti Registri storici Fmi e Asi

Il mercato motociclistico della truffa, alla pari con quello delle auto, è assai fiorente e non ha confini, anche se noi italiani, onore al merito, spesso purtroppo siamo in pole position. Sòle a due ruote (rigorosamente con la ò accentata) e dintorni. Ne girano proprio tante e di ogni tipo. Come vedremo, un importante e prezioso aiuto ai collezionisti sono in grado di offrirlo i Registri storici della Fmi e dell’Asi.

Moto d’epoca e truffe: la testimonianza

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Un superesperto di queste truffe era il compianto Gianni Perrone, un ex pilota romano, nonché grande collezionista che è scomparso lo scorso anno. Che rivelava: “Quando una moto vale oltre centomila euro è più economico rifarla. Per riconoscere la “patacca” bisogna essere davvero molto competenti. Su un quadro si può risalire all’età della tela. Il metallo invece non ha età. Un tubo di un telaio è sempre un tubo. Delle moto più costose si rifanno gli stampi ed ecco ricomparire vecchie Gilera o Mondial da corsa, ma anche alcune Rumi di serie trasformate fraudolentemente in moto da corsa. Gettonatissime poi le Aermacchi standard che diventano miracolosamente delle Ala d’Oro da competizione che valgono almeno cinque volte di più. In tanti ci sono rimasti scottati. È difficilissimo distinguerle – sottolineava Perrone – Io, ad esempio, quando devo comprare una moto per prima cosa faccio le radiografie al venditore, quindi ricostruisco la storia del mezzo e il suo Dna. Il falso comunque nella maggior parte dei casi è un fenomeno tutto italiano gestito da italiani, da alcune persone con pochi scrupoli che producono piccole serie di moto e le rivendono a prezzi esorbitanti. Ci sono poi le repliche dichiarate, tipo quelle che fa Marcellino a Torino che ricostruisce le meravigliose Moto Guzzi 500 otto cilindri. Le vende a 230 mila euro ma lui, essendo una persona molto onesta, non le spaccia per originali”.

Moto d’epoca: i registri

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Per fortuna esistono i Registri storici di marca, gran parte dei quali affiliati alla Fmi e gli altri all’Asi, a cui si possono rivolgere gli appassionati collezionisti per verificare un acquisto. Questi registri hanno spesso degli archivi dettagliatissimi grazie ai quali si è in grado di smascherare i raggiri prima ancora che vengano messi a segno. I loro responsabili sono sempre molto disponibili ad offrire un aiuto a chi si rivolge a loro, proprio perché tengono molto a voler scongiurare le truffe e portare allo scoperto i truffatori in cerca di facili guadagni alle spalle dei non espertissimi appassionati, italiani e non solo. Poi, nel caso delle Laverda Sfc, una moto facilmente “taroccabile” poiché di strettissima derivazione dal modello SF di serie, esiste un registro specifico con numeri di telaio che protegge gli esemplari veri e originali dalle false repliche.

Moto d’epoca: tante e di qualità

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Ma ora passiamo la parola a un famosissimo commerciante italiano che vende in tutto il mondo moto di serie e da corsa importanti e preziose. Con la promessa di rimanere nell’anonimato rivela: “Vado spesso alle rievocazioni storiche più prestigiose che si svolgono nei circuiti all’estero e di patacche ne ho viste proprio tante e di tutti i tipi, alcune fatte strabene da ingannare chiunque, insieme ad altre riprodotte in modo molto grossolano. Un esempio: ho visto in queste rievocazioni importanti una quantità industriale di Cagiva 500 ex Lawson o ex Kocinski. Tutte bellissime, ma decisamente troppe. Mi è venuto spontaneo chiedermi: ma di quante moto potevano disporre questi due piloti americani? Insomma, come diceva Giulio Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca. Attenzione, anche le più quotate case d’asta e i loro esperti più di una volta sono stati turlupinati, mandando all’incanto mezzi fasulli, reperiti da furbissimi presunti collezionisti senza scrupoli di tutto il mondo. Tant’è che più di una volta tali vendite sono state oggetto di accesi contenziosi giudiziari”.

Moto d’epoca: il caso spencer

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Una truffa da incorniciare l’ha raccontata perfino il tre volte campione del mondo statunitense Freddie Spencer. “Lo scorso anno – ha rivelato l’asso della Louisiana – un appassionato inglese si è presentato da me sfoggiando un sorriso largo fino alle orecchie e mi ha mostrato un casco simile a quello che utilizzai nel 1985, anno in cui vinsi i due titoli mondiali nella classe 500 e 250 con il team Honda-Rothmans. Mi disse che glielo aveva venduto un collezionista straniero e che lo aveva pagato un occhio della testa. Da me voleva un’autentica firmata. Ma io gli risposi che il casco ero disposto ad autografarglielo senza problemi, non potevo però di certo scrivere che era quello con cui ho gareggiato nel 1985, perché di quello ne esiste uno soltanto ed è custodito gelosamente nel mio museo in Louisiana dove conservo tutti i ricordi della mia attività di pilota. Potete immaginare – ha aggiunto sorridendo Fast-Freddie – la faccia che ha fatto il malcapitato acquirente nel sentire queste parole, ma era la verità: era stato truffato”. Come vedete bidoni & sòle assortite avvengono dappertutto. Noi però abbiamo il nome, ma anche all’estero fanno i fatti. E non scherzano mica. Tutt’altro.

Fonte: https://www.gazzetta.it

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