Fra un mese si chiude l’era Rossi: come andò con Agostini e Nuvolari?

Il 14 novembre 2021 Valentino Rossi correrà la sua ultima gara in MotoGP, chiudendo 25 anni segnati dal 9 volte Campione del Mondo. Come sarà il suo addio? E come andrà rispetto ai due fenomeni come il pilota più vincente di sempre e il pioniere Tazio?

Massimo Falcioni

La clessidra è rovesciata: fra un mese, il 14 novembre, nell’ultimo round iridato MotoGP 2021 a Valencia, Valentino Rossi darà l’addio alle corse. Comunque la si pensi sul pilota pesarese 9 volte campione del mondo, un’epoca del motociclismo si chiude, perché questi ultimi 25 anni di corse sono già nella storia del grande sport.

motociclismo, tre giganti

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Così come nel trentennio dal 1920 al 1950 c’è stata l’epopea di Tazio Nuvolari e da metà degli anni ’60 alla fine degli anni ’70 c’è stata l’epopea di Giacomo Agostini, il quarto di secolo dal 1996 al 2021 resta scolpito come l’epopea di Valentino Rossi. Altri grandi campioni gareggiavano con Nuvolari, così come con Agostini e poi con Rossi, resta però il fatto che la storia delle corse è marcata principalmente da questi tre corridori, non solo per le vittorie in gare e campionati ma perché personaggi carismatici ed emblematici, oltre i confini del Motorsport. Tutti e tre, in epoche tanto diverse e lontane fra loro, hanno fatto notizia e fanno notizia ancora oggi, anche fuori dalle corse. Tutti e tre sono stati icone cui il motociclismo e il Motorsport devono molto del proprio appeal. La loro passione, il loro modo di correre, il loro orgoglio, i loro duelli straordinari con avversari altrettanto straordinari sono stati compresi dalle folle che li ha elevati a idoli. Tutti e tre sono stati grandi organizzatori e registi delle proprie carriere, hanno saputo comprendere quel che la gente voleva da loro, sono stati capaci di alimentare il mito di se stessi. Tutti e tre non hanno mai fatto niente a caso, in pista e fuori, segnando passo dopo passo il percorso delle loro carriere e, forse, delle loro vite. Restano, soprattutto, campioni inimitabili. Significa che Nuvolari, Agostini, Rossi sono stati i più grandi di tutti i tempi?

le differenze fra i tre

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Certamente fuoriclasse, i piloti più vincenti che hanno lasciato il segno più profondo nel cuore degli appassionati e che hanno fatto conoscere le corse a un pubblico ben più vasto di quello tradizionale dei circuiti. Ma ogni pilota, ogni corsa, ogni campionato vanno contestualizzati inserendo ognuno nella propria epoca dove tutto è diverso, a cominciare dalle moto e dai circuiti. Nuvolari, audace oltre misura, correva con moto che perdevano pezzi su circuiti stradali in mezzo alla gente e su piste non asfaltate. Agostini, insuperabile per intelligenza tattica e per qualità tecnico-agonistica, su circuiti cittadini fra balle di paglia e cordoli e in autodromi senza spazi di fuga lambiti da guard-rail. Rossi, corridore “killer” dal viso sorridente da “bravo ragazzo”, gran manico su ogni moto e cilindrata e unico per interpretare gli avversari e le corse proiettandole all’esterno, su circuiti “livellati” e con ampi spazi di fuga su moto ultra potenti e veloci supportate da elettronica sofisticata e gomme che consentono pieghe mai viste prima. Questa, in gran sintesi, la pennellata sul tris d’assi Nuvolari, Agostini, Rossi.

lo stile nel ritirarsi

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Evidentemente, più si sale in alto e più è difficile scendere. Così è stato anche per Nuvolari e Agostini ieri, così è oggi per Rossi. Nuvolari, solitario, pessimista, preso di mira da un destino che lo aveva colpito negli affetti più profondi di padre, era terrorizzato di dover morire “a letto” per cui fino all’ultimo tentò di venire preso in corsa dalla Signora in nero, che, invece, lo risparmiò. Tazio, infatti, colpito due volte da ictus, morirà 61enne nella sua casa di Mantova l’11 agosto 1953. Con 15 titoli mondiali e 122 vittorie in gare iridate in saccoccia, Agostini disse basta a fine ’76, non ancora trentacinquenne. Una decisione sofferta presa dopo aver capito che la propria era volgeva al termine, anche se in quella ultima stagione aveva conquistato gli ultimi due trionfi sulle MV Agusta il 27 giugno ad Assen nella 350 e poi il 29 agosto al Nurburgring nella 500, l’ultima vittoria con la 4 cilindri di Cascina Costa sullo stesso circuito tedesco dove Mino aveva conquistato al debutto nel ‘65 il suo primo alloro iridato. Così, confermando il proprio insuperabile senso tattico e la propria proverbiale lucidità intellettuale, Agostini attaccò il casco al chiodo passando prima con scarso successo a correre in auto e poi, con grandi risultati, tornando al motociclismo come team manager.

perché dire basta con le moto

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“Dire addio alle corse — dice Ago — è stata la decisione più difficile che ho mai preso: perché quella è stata la tua passione, la tua ragione di vita, il grande amore, la tua gioventù. Puoi fare tutto nella vita, dopo, ma il podio, la corona d’alloro, l’applauso del pubblico, non li ritroverai mai più. Così, dopo aver dato pubblicamente con una conferenza stampa l’addio alle corse, piansi per tre giorni di seguito. E ancora oggi ho il rospo nel gozzo e al pensiero mi vien giù una lacrima”. Adesso tocca a Valentino che ha capito che l’orologio della vita non fa sconti, che il tempo corre più forte del giro più veloce in pista. Il conto alla rovescia, da qui al 14 novembre, riguarda proprio lui, che pare aver perduto la sua proverbiale baldanza: “Sono in paranoia per Valencia, il pensiero del giorno in cui scenderò dalle moto da corsa non è facile da affrontare. Penso di non essere così pronto per il ritiro”, ha detto pochi giorni fa a Dazn Spagna. Valentino passerà alle quattro ruote e poi sarà impegnato con il suo Team VR46. Ma anche per il Dottore l’addio a Valencia sarà la corsa più difficile della sua vita.

Fonte: https://www.gazzetta.it

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