Come cambia la preparazione dei piloti nella pausa invernale e l’esempio di Giacomo Agostini

Come è cambiato e si svolge il lavoro atletico e fisico dei piloti durante la lunga sosta del calendario e la rivoluzione del grande Ago, il primo campione che curò la preparazione fisica con grande attenzione anche nei mesi di stop del campionato

Massimo Falcioni

Come ai tempi della Naja i militari di leva facevano la “stecca”, spuntando su un foglio i giorni che mancavano al congedo (in gergo “quanti giorni all’alba”), anche oggi, passato Natale e Santo Stefano, lo zoccolo duro degli appassionati inizia il conto alla rovescia in vista delle prime prove della MotoGP. Lo Shakedown del 5-7 febbraio di Sepang e i primi test sullo stesso circuito malese del 10-12 febbraio apriranno di fatto la nuova stagione 2023. A seguire, ancora test a Portimao l’11-12 marzo dove sullo stesso circuito, il 26 marzo, è in programma il primo round del campionato.

quanti brindisi

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Dicembre è ormai passato fra una festa e l’altra, a conferma che il motociclismo, acciacchi a parte, gode di una forte popolarità. Fra le feste, da ricordare la cerimonia dei FIM Awards del 3 dicembre al Palacongressi di Rimini con le premiazioni dei protagonisti dei mondiali 2022 e degli iridati MotoGP, Moto2, Moto3. Poi il 15 dicembre la grande serata-show Ducati in Piazza Maggiore a Bologna con la presenza degli iridati Pecco Bagnaia (MotoGP) e Alvaro Bautista (Superbike) insieme agli altri piloti e gli artefici del trionfo di Borgo Panigale. Tre giorni dopo, il 18 dicembre, a Chivasso, città natale di Pecco Bagnaia, l’omaggio al suo campione del mondo MotoGP. Festa a sorpresa, poi, per Enea Bastianini, nella gremitissima serata di venerdì 23 dicembre (il suo stesso numero di gara) al Podere Lesignano di San Marino per chiudere la sua stagione sulla Ducati del Team Gresini condita da quattro vittorie, un terzo posto nel Mondiale, dietro a Bagnaia e Quartararo, e la promozione sulla rossa ufficiale nel 2023. Altre celebrazioni, non solo in Italia, hanno coinvolto i protagonisti del motociclismo, poi la pausa natalizia e, subito dopo l’Epifania, la ripresa dei primi allenamenti per rimettere in forma fisico e testa per le prime sessioni in pista. 

la pausa ai tempi dei ‘giorni del coraggio’

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Era così anche nel motociclismo dei “Giorni del coraggio”? Nei decenni passati la stagione iridata terminava a settembre (Monza) e quella internazionale la prima domenica di Ottobre (Sanremo-Ospedaletti) per poi riprendere il 19 marzo con la gara tricolore internazionale di Modena (il mondiale iniziava l’1 maggio in Austria al Salzburgring). Allora, nei mesi di novembre e dicembre, era tutto un fiorire di feste, dentro e fuori i Moto Club. Nel lungo periodo invernale solo i reparti corse delle grandi Case italiane – fino al 1957 Guzzi, Gilera, Mondial poi MV Agusta, Benelli, Bianchi, Morini, Ducati, Aermacchi fino a Garelli, Morbidelli, Aprilia oltre alle Case europee e giapponesi – rimanevano in attività. Le moto dei corridori privati finivano sotto un telo in officina, in letargo per cinque mesi e di più. I corridori privati, la stragrande maggioranza, si dedicavano alle loro attività lavorative extra corse, mentre i pochissimi “ufficiali” solo dopo Capodanno iniziavano la loro preparazione fisica, per lo più girando con moto di serie su strade aperte al traffico e con sedute di ginnastica. 

agostini, il primo ‘campione d’invenrno’

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E’ stato Giacomo Agostini il primo pilota ad affrontare da professionista anche il periodo invernale con una preparazione fisica e mentale costante e specifica, tanto da essere definito dal Dottor Costa, l’ideatore della Clinica Mobile, “campione d’inverno”. Dice Ago: “Per avere successo nel motociclismo ci vuole innanzi tutto il dono di natura, ma il talento da solo non basta, deve essere aiutato. Io ero un professionista, volevo la moto perfetta, ma ero perfetto anch’io, come cura del fisico, come nutrizione, come concentrazione. Io sono stato sempre molto pignolo, sono stato attento a tutto, non ho lasciato niente al caso”. Già, 15 titoli mondiali non si vincono per grazia ricevuta. 

preparazione dettagliata

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Oggi tutti i piloti del mondiale, in particolare quelli della MotoGP, solo a dicembre allentano la loro preparazione: già dai primi di gennaio iniziano il forcing degli allenamenti psico-fisici in vista dei primi test su circuito. E’ una preparazione dove non è lasciato niente al caso, seguendo programmi dettagliati e intensi con l’ausilio di professionisti e di strutture dedicate. Per almeno un trentennio (1949-1979) i piloti che durante l’inverno si allenavano in modo “programmato” in palestra si contavano sulle dita di una mano. Un’eccezione veniva da Pesaro: i corridori ufficiali della Benelli potevano usufruire delle strutture e dello staff della “Scuderia Benelli Boxe”, una squadra al top del pugilato nazionale ed internazionale. I corridori di allora pensavano più alla loro moto che al loro fisico. I più facevano chilometri non per restare in forma, ma per cercare una moto con cui poter gareggiare. Tempo permettendo, già a fine gennaio e gli inizi di febbraio i più ardimentosi e meno squattrinati cercavano un circuito per togliersi di dosso la ruggine invernale o, più spartanamente, cercavano un pezzo di strada, di solito aperta al traffico, per salire in sella. In Italia, gli autodromi permanenti erano solo tre: Monza, Modena, Vallelunga. Imola non era agibile fuori dalle corse titolate; Enna era troppo fatiscente e distante; i circuiti di Misano e Mugello non esistevano. Il clima rendeva inagibile il grande autodromo brianzolo per tutto l’inverno e le basse temperature e i nebbioni padani rendevano non fruibile negli stessi mesi il circuito emiliano della Ghirlandina. Scarsamente utilizzato, se non dai (pochi) piloti di casa, l’impianto capitolino, a corto di manutenzione e ad alto rischio (guard-rail, curva Roma ecc.). E allora?  

si girava pure sulla a-14…

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La MV Agusta nelle brume invernali lanciava i suoi bolidi dietro i propri stabilimenti di Cascina Costa, sui rettifili limitrofi all’aeroporto di Malpensa. La Benelli si trasferiva sulla fettuccia asfaltata di Pozzo Basso, una zona agricola pianeggiante fra Pesaro e Urbino, facendo provare ai suoi piloti le moto da competizione in mezzo al traffico, allora scarso, e soprattutto in mezzo al nugolo di impavidi ed elettrizzati tifosi. La Casa del Leone utilizzava, con Silvio Grassetti, Tarquinio Provini e Renzo Pasolini, anche tratti di autostrada della A-14 allora in costruzione e prima di ogni uscita scaldava i suoi prototipi sulla mini pista interna cittadina di Viale Mameli dotata anche di curva rialzata. Si rischiava molto: Grassetti e Pasolini (nel 67-68 piloti ufficiali Benelli) aspettavano la pioggia per una tirata con le loro pesanti bicilindriche (inglesi!) nel saliscendi a zig-zag dei “99” Km (Pesaro-Urbino-Fano-Pesaro) e sui passi appenninici di Bocca Trabaria, Scheggia, Monte Nerone. Per capire di cosa si trattasse, basti pensare che venivano chiamati: “Giri della morte”. Il Paso provava ore con una special MotoBI sul campo cross di Vallugola, presso Gabicce Monte, fino a distruggerla. Molti gli incidenti, alcuni addirittura mortali. Ogni Casa e ogni pilota aveva comunque il “suo” chilometro per provare l’ultima modifica prima delle corse. Grande passione e grandi rischi erano la costante di quell’epopea del motociclismo de “I giorni del coraggio”, definitivamente consegnata alla storia. Indietro non si torna e non si deve tornare. Tuttavia, un tuffo mentale in quel motociclismo di forti rischi e di forti passioni non farebbe male ai piloti e all’intero Circus di oggi, oltre che agli appassionati. Se non altro per un bagno di realismo e anche di umiltà.

Fonte: https://www.gazzetta.it

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