Spencer visto dalla compagna Alexandra: “Vi racconto il mio Fast-Freddie”

Parla Alexandra Catti, la compagna del tre volte iridato: “Stiamo insieme dal 2013, viviamo a Londra e l’inverno lo passiamo in Louisiana. Incontrai Freddie organizzando un evento. Conoscevo solo di nome Giacomo Agostini e sapevo che le moto… avevano due ruote”

Roberto Pontiroli Gobbi

Non sono innamorati, sono innamoratissimi. Freddie Spencer e Alexandra Catti sono inseparabili: sempre uno accanto all’altro. Quando parla lui, lei lo guarda con gli occhi che le brillano. E altrettanto fa lui. Non si allontanano mai, nemmeno con lo sguardo con cui si lanciano ripetutamente occhiate che sprizzano amore. Di Freddie, anzi di fast-Freddie sappiamo tutto: per gli over 40, del resto, è una leggenda. Vedendolo così preso dalla sua compagna, abbiamo voluto parlare anche con lei, scoprendo quella che è non la seconda, ma la terza vita dell’asso della Louisiana.

Chi è Alexandra

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Alexandra Catti è originaria della Svizzera, precisamente di Locarno, Canton Ticino. Ha 41 anni (quasi 20 meno di Freddie) e portati splendidamente: gliene dai una trentina. Una gran bella donna con un aspetto da ragazza, ma quello che colpisce in lei è la spiccata intelligenza che emana da ogni parola che pronuncia nel suo italiano perfetto. E racconta: “Sono nata in Svizzera nel 1980, ma dai primi anni ‘90 mi sono trasferita a Parigi. Poi ho vissuto anche in Italia, infatti mi sono laureata in Scienze della Comunicazione a Firenze. Il mio lavoro è quello di organizzare manifestazioni ed eventi, prevalentemente storici e culturali. Nel 2013 mi venne chiesto di organizzare una rievocazione storica motociclistica in Normandia e fu proprio grazie a quell’evento che conobbi Freddie. Di moto sapevo a malapena che avevano due ruote. Quanto ai piloti conoscevo solo Giacomo Agostini, ma soltanto di nome. Così, per allestire quella manifestazione, chiesi aiuto a un mio caro amico che era un grande appassionato di moto. Mi suggerì una rosa di nomi da invitare, li contattammo uno ad uno e all’evento parteciparono, tra gli altri, Agostini, Lucchinelli e… Freddie”.

Un ragazzino implacabile

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In quegli anni era perennemente blindato, impenetrabile. Ora è un altro uomo. Quando Spencer arrivò in Europa la sua fama lo aveva preceduto prima che lui stesso avesse attraversato l’Oceano. Fama giustificatissima: le sue prestazioni, infatti, portarono subito scompiglio nel mondo, che non gradiva affatto l’arrivo di questo ragazzino irriverente e implacabile. Dopo un paio di apparizioni occasionali, la prima nell’80 con una Yamaha, poi nell’81 con la NR oval piston, la Honda lo inserì nello squadrone nel 1982 insieme a Lucchinelli, neo campione del mondo e al giapponese Katayama, ex iridato della 350. Tutti e tre in sella a una moto, la NS tre cilindri, progettata e costruita in fretta e furia per riscattare due anni di cocenti delusioni rimediate dalla futuristica ma fragilissima quattro tempi. Nell’82 “Alfredino” — come lo chiamava Lucchinelli — si presentò subito vincendo tre GP, quindi nel 1983 non risparmiò nessuno: le suonò a tutti di santa ragione. Compresi campioni consacrati quali Roberts, Uncini, Sheene e Lucchinelli stesso. Non aveva ancora compiuto 23 anni, e fino ad allora era stato il più giovane pilota ad aver conquistato il titolo della classe regina, un primato poi abbattuto prima da Criville, poi da Marquez.

La trasformazione

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Nel circus allora regnava sovrana la goliardia. Lui invece non faceva vita di paddock, era sempre serioso, e perennemente rinchiuso nel suo enorme e lussuoso motor home. Era sempre lì dentro, usciva solo per salire in moto. Era inavvicinabile. E così lo fu in tutti gli anni del suo splendore. Compreso quando nell’85 raggiunse l’apoteosi spiccando con la storica doppietta 250-500. Una doppietta che però, per una serie di ragioni, precedette il declino. Ora invece è un altro uomo, sempre disponibile, sempre sorridente. Una trasformazione radicale. E sicuramente una parte del merito ce l’ha Alexandra, questa donna-ragazza simpaticissima, che parla tanto e ti invoglia a parlare. Proprio l’esatto opposto di Freddie quand’era campione.

Parigi e poi Londra

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Oltre al grande amore, Freddie ha trovato anche una validissima PR. “Mia madre — aggiunge Alexandra — è francese e io già vivevo in Francia da tempo. Freddie aveva pure una scuola di guida. Insomma, da quando ci siamo conosciuti abbiamo iniziato a frequentarci e poi a convivere, prima a Parigi e poi a Londra perché è una residenza comoda per tutti. Freddie da tre anni è a capo del Fim Steward Panel, il più importante organo giudicante della MotoGP, la struttura che analizza i fatti di gara e, nel caso, commina le penalità ai piloti. Poi, nei ritagli di tempo, è un testimonial Honda e, quando possibile, gira spesso l’Europa per le presentazioni di nuovi modelli di moto e per le rievocazioni storiche”.

La famiglia

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Freddie però ha le sue radici negli Stati Uniti. “Nei mesi invernali, quando lui è meno indaffarato — riprende Alexandra — ci trasferiamo in Louisiana, di solito da novembre a febbraio, anche perché lui là ha i due figli. Con loro ho uno splendido rapporto. I ragazzi vivono con la madre, ma tra noi non ci sono problemi: la nostra è una splendida famiglia e siamo tutti molto uniti. Se un giorno mi sposerò con Freddie? Non lo so, non ne abbiamo parlato, ma comunque anche così stiamo benissimo”.

Come il primo giorno

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Fast-Freddie lo scorso 20 dicembre ha compiuto 59 anni. Come si muove è perennemente preso d’assalto dai tifosi per firmare autografi, vecchie foto o fare selfie. Non dice no a nessuno. I suoi tifosi gli vogliono bene e lui ne vuole a loro, donando a tutti il suo sorriso e il pollice alzato. Quanta differenza con lo Spencer all’apice della carriera… Eccolo: il tre volte iridato si riavvicina al tavolo nel quale è seduta Alexandra che sta conversando. La guarda con gli occhi che gli brillano, lei ricambia con gli interessi. Sembra si siano innamorati il giorno prima e non quasi otto anni fa.

Fonte: https://www.gazzetta.it

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