L’assurdo avvento delle moto elettriche: pochi pregi e un grosso inganno

Uno dei temi principali e sempre più reclamizzati del mondo dell’Automotive è certamente l’avvento della mobilità ad energia elettrica. Da quando le varie aziende hanno sviluppato questa tecnologia e introdotto nei propri listini l’alternativa elettrica al tradizionale motore termico, in strada si sono visti circolare sempre più mezzi ibridi e completamente elettrici. Un trend che si sta affermando traducendo in possibile quello che solo pochi anni fa non era immaginabile. Eppure, nonostante i grossi risultati ottenuti da questa nuova frontiera, possiamo ancora chiederci se ne valga veramente la pena investire sull’elettrico o, piuttosto, se i benefici che il mondo può trarre da questa scelta, non siano per natura l’altra faccia di una moneta che pagheremo a caro prezzo.

Il padre dell’automobilismo moderno, Henry Ford, è famoso per una frase ( … ): “C’è vero progresso quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”.

Nelle sue parole, il capostipite dell’impero Ford ha sintetizzato un concetto base di quel ramo dell’industria votato a progettare beni di massa e oggetti in grado di migliorare la vita del genere umano. Sappiamo anche che il settore delle auto, come quello delle moto, hanno da sempre alimentato il mito della velocità, dell’impresa, dell’eroismo e quell’innata passione per i motori che accomuna una larga parte della popolazione. Senza questo fattore, personaggi come Enzo Ferrari o Tazio Nuvolari, ad esempio, non sarebbero mai esistiti.

La svolta “verde” dei mezzi di trasporto

La diffusione delle auto elettriche è un fenomeno dovuto alla politica di sensibilizzazione che i governi di comune accordo con le aziende e le banche, hanno intrapreso con il nobile scopo di salvaguardare l’ambiente dalle emissioni di CO2. Un concetto che, se applicato al mondo del lavoro, dei trasporti e dei servizi in generale, può generare benefici, qualora l’energia necessaria alla mobilità sia facilmente reperibile e a basso costo. Per quanto riguarda le moto, la soluzione elettrica impatta con una fitta serie di interessi diversi dal mero bisogno di spostarsi o spostare merci.

Ragionando sul secolo scorso, la moto, così come la conosciamo nei suoi primi cent’anni di esistenza, è stato il mezzo che più ha servito il cittadino medio nei suoi spostamenti, soprattutto quando le auto non erano ancora alla portata di tutti e la classe operaia si doveva motorizzare. Nel secondo dopoguerra, l’industria motociclistica era fiorente e molte aziende producevano motocicli e ciclomotori di tutti i tipi e per ogni utilizzo. Un trend che non fece altro che incrementare la già fervente attività sportiva sorta proprio con la nascita della motocicletta e mai abbandonata dagli appassionati di tutto il mondo.

Con il primo boom economico e il conclamato benessere della società occidentale a partire dagli anni ’60, le moto persero gradualmente la loro funzione più pratica, per riqualificarsi come stile o scelta di vita e identificare nel motociclista un determinato soggetto che, all’interno dello stato sociale, ha regole e sentimenti per i quali spende il proprio tempo, il proprio denaro e concentra le proprie forze in questo nuovo hobby, nato da un bene materiale che un tempo aveva la funzione primaria di servire al trasporto. Anche la comunicazione ha contribuito ad evidenziare i gusti dei cittadini che ormai vedevano negli stenti della Guerra solo i sacrifici dei loro familiari che con la pace hanno portato il progresso e la stampa, come la radio, i cinema e successivamente la prima TV, pubblicizzano e raccontano le gare dei campionati nazionali e internazionali di motociclismo. In Europa e in tutto il mondo, le corse motociclistiche hanno sempre raccolto folle curiose quanto entusiaste, riflettendo tale entusiasmo sui possessori di moto o aspiranti tali, nutrendo un movimento fatto di moto club, federazioni, commercianti, locali ed eventi dedicati.

La moto è quindi diventata fenomeno culturale, di costume, che si è evoluto con le mode, ha vissuto controtendenze, creando nei motociclisti una sorta di dedizione che ne influenza la personalità e lo stile. Staccatasi quasi totalmente dalla funzione di mezzo di trasporto di base, anche le priorità cambiano e non è scontato che la funzionalità o l’aspetto economico siano concetti centrali di questa filosofia. Andare in moto è sicuramente più scomodo che guidare un’automobile, la capacità di carico è più o meno limitata, il fattore meteo pesa sulla riuscita del viaggio come l’esposizione all’aria, al calore del motore e al rumore. Tutte situazioni che richiedono anche una certa abilità nella guida.

Svantaggi che piacciono a chi ama le moto perché sono proprio i caratteri che trasmettono quel senso di libertà e di appartenenza ad uno stato più umano e gratificante del semplice spostarsi da un punto all’altro. Una volta innescato questo meccanismo, la moto tende a non avere rivali in grado di scalzarne la leadership nella testa dei suoi utenti e ogni piccolo disagio è la prova di una genuina realtà che difficilmente accetta radicali cambiamenti.

Termico vs elettrico

Il motore termico è un concetto molto semplice che prende piede con la produzione di combustibili di origine fossile come la benzina e il gasolio (o diesel). Nella camera di scoppio, la compressione del carburante immesso genera l’esplosione che muove il pistone, che a sua volta fa girare l’albero a camme e trasmette il moto a un sistema di trasmissione che, regolato da un cambio, fa girare la ruota. Questo processo, che spiegato sembra lento, avviene in brevissime frazioni di tempo generando una serie di vibrazioni, forze giroscopiche e inerzie che si percepiscono alla guida sotto forma di vere e proprie sensazioni. Non va dimenticato il suono che scaturisce dai sistemi di scarico e che per molti può sembrare solo fastidioso, ma che gli appassionati identificano con il tipo di moto e il genere a cui appartiene.

I consumi di carburante sono limitati poiché le moto di grossa cilindrata, sono comunque molto piccole rispetto alla media delle automobili. Inoltre, le leggi sull’inquinamento hanno regolato allo stesso modo la produzione di moto e auto, facendo uscire dagli stabilimenti mezzi costantemente aggiornati alle normative. Nonostante la distinzione naturale che è avvenuta tra auto e moto in termini di utilizzo, la svolta ecologica portata dall’elettrico si è occupata di entrambi i settori. Ma, laddove nelle auto sta proponendo una valida alternativa alle emissioni (anche se l’utente medio è attirato dai bassi consumi), nelle moto non ha, a ragion veduta, nessun appeal che possa accontentare il motociclista vero.

Il motore elettrico si avvia grazie all’energia presente in batterie di accumulo studiate per fornire la giusta potenza a tutto il sistema. Mentre il motore tradizionale ha una potenza che si sviluppa con andamento progressivo fino a raggiungere il regime massimo, l’unità elettrica ha un immediato picco di potenza, talvolta superiore allo spunto di un motore a benzina, ma una volta toccato l’apice, la curva si stabilizza su una leggera flessione senza troppo margine. Il peso di una moto alimentata da batterie è superiore a quello delle classiche moto, incide sulla guidabilità e la sua autonomia non ha ancora battuto quella del carburante.

Priva di scarichi, una moto elettrica non emette suoni di motore, ma un ronzio che poco ha a che fare con la mentalità del motociclista. Si perde quindi tutta la ritualità di scaldare bene il motore dopo un avviamento a freddo, di tenere carburata la propria moto per migliorarne la resa grazie anche alla scelta di prodotti migliori per la manutenzione. Nonostante il risultato di non emettere CO2 nell’immediato, auto e moto non riescono ancora a prescindere da processi necessari ed inquinanti. Gli pneumatici, ad esempio, non sono sostituibili con alternative migliori della sicurezza e affidabilità che le moderne coperture offrono e sono derivati del petrolio che per essere fabbricati producono inquinamento, così come dopo l’utilizzo, devono essere smaltiti o riciclati indipendentemente.

E lo smaltimento delle batterie?

Per rimanere nel settore chimico, su tutti i veicoli che circolano per strada vi sono ammortizzatori, sospensioni, sistemi idraulici, freni e meccanismi da lubrificare. Eliminando il classico olio motore, rimangono i grassi e gli oli fondamentali per il corretto funzionamento di tutte le parti sensibili e per i quali si consumano prodotti chimici e derivati del petrolio in egual proporzione. Il resto dei materiali che compongono un veicolo, sono comunque il risultato di processi industriali che consumano energia, generano emissioni e spesso provengono da linee che sfruttano condizioni operativa più favorevoli in aree geografiche più permissive. Infine, non si è ancora verificato lo smaltimento di massa delle batterie esauste o danneggiate dopo un incidente. Un problema che non è stato mai spiegato all’utenza per timore di perdere credibilità sui benefici della nuova tendenza ambientalista, ma che può causare enormi danni ambientali facendo precipitare in un attimo quanto ottenuto in anni di utilizzo dei nuovi mezzi ecologici.

Il motorsport ecologico

Gli sport a motore sono da sempre allineati alle novità dell’industria e anche in questo caso, il mondo delle corse si è subito adeguato proponendo campionati con auto e moto elettriche. In entrambi i casi, le principali discipline delle due e quattro ruote hanno dato origine a campionati mondiali. Nelle auto stanno ottenendo un buon successo, pur avendo avuto dei problemi iniziali di affidabilità, ma soprattutto di durata. Una gara è di pochi giri e in alcuni casi si effettua il pit-stop con il cambio del mezzo (si lascia la macchina scarica e si prosegue con una identica con le batterie al 100%). Il Motomondiale ha inserito la classe MotoE all’interno dei consueti appuntamenti, ma sta raccogliendo piloti di tutti i tipi senza un criterio di merito a scapito del livello della competizione. Attualmente vi prendono parte campioni di altre categorie più importanti, mischiati a esordienti semi-sconosciuti che non riescono ad imporsi nei trofei nazionali. Il tutto a suon di ingaggi e premi in denaro per chi partecipa. Le moto sono tutte uguali, sono pesanti e una manche si copre in circa 8 giri a seconda del percorso. Anche al TT dell’Isola di Man si sono svolte le prime prove su strada con moto elettriche per le quali si stila una classifica di categoria, ma dati i 60 Km del circuito, la gara dura un giro soltanto e i partecipanti della prima edizione erano sei.

E’ evidente che siamo agli albori del motor sport ecologico, ma l’interesse mosso da queste categorie è legato principalmente alla spinta economica che vi è sotto e non tiene conto dei gusti degli appassionati. Riprendendo il discorso iniziale, la svolta “verde” dei mezzi di trasporto, che tratta le moto alla stregua di un autobus o di un treno, è un’operazione coadiuvata da politica, industria e banche che hanno tutto l’interesse a trovare nuovi mercati per appropriarsene e controllarli. In questo caso, un mercato che contrasti i magnati e gli sceicchi del petrolio. Una vera e propria guerra economica che calpesta il motociclismo per come è stato sempre concepito e amato. Ci sono soluzioni alternative per preservare l’ambiente come piantare un albero, incentivando le aree verdi in grado di filtrare l’anidride carbonica emessa dai veicoli. Un albero ogni dieci motociclisti sarebbe già una risposta sensata contro l’inquinamento.

Le moto tradizionali non moriranno

Paradossalmente, finché esisteranno i motociclisti, sarà difficile per le case smettere la produzione di moto tradizionali in virtù delle unità a propulsione elettrica. Il rischio sarebbe vedere un iniziale crollo delle vendite che, per quanto momentaneo, basterebbe a mettere in crisi il settore e tutto l’indotto. Un evento che come molti ci auguriamo avvenga il più tardi possibile e sotto un’altra stella. Al cune notizie circolate negli ultimi tempi davano date precise dalle quali dovrebbero circolare solo moto elettriche, ma è difficile immaginare un motociclista che lascia la sua enduro o la sua personalissima cafè racer per un’alternativa così distante quanto incapace di generare emozioni.

Fonte: https://motori.virgilio.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *