Il Salone di Monaco non emoziona. Ma per l’Italia è un’occasione persa

Di auto al Salone di Monaco 2023 ce ne sono. Tante – tantissime – elettriche, molte con passaporto cinese e pronte a sbarcare (nel caso non l’abbiano già fatto) in Europa. Un Vecchio Continente che se vuole resistere alla voglia di espansione dei brand orientali deve fare gruppo. Un’unione che fa la forza, per ripensarsi e ripensare la filiera produttiva.

Perché non basta più “fare” auto. Ci sono batterie, chip, software, sistemi per la guida autonoma. Quello che appare chiaro alla kermesse tedesca è che se in questo momento non ci sono tempo e spazio per stupire con concept che facciano urlare WOW (con poche eccezioni) dall’altra ci sono opportunità da cogliere. C’è una rivoluzione della mobilità che diventa sempre più centro di gravità per aziende – piccole o grandi – che hanno nell’auto di domani una possibilità per crescere. Ma non solo. La transizione energetica può giovare anche alle varie Nazioni. 

Già oggi i vari governi fanno a gara per accaparrarsi progetti che portino alla nascita di nuove fabbriche. E in tutto questo l’Italia dov’è?

Chi non c’era

Facciamo prima un passo indietro. Di assenti al Salone di Monaco 2023 ce ne sono e non tutti battono bandiera italiana. Prendiamo Stellantis, rappresentato unicamente da Opel, mentre il resto dei brand è rimasto a casa. Hyundai, Kia, Land Rover, Honda, Toyota… la lista di chi non c’è è lunga e articolata.

Foto - Salone di Monaco 2023

Leapmotor al Salone di Monaco 2023

Defezioni giustificate da varie motivazioni: mancanza di novità, voglia di avere palcoscenici tutti per sé, amore ormai svanito per i saloni. I motivi sono tanti. C’è però un fatto: quello di Monaco è un salone della mobilità, occasione anche per nomi più piccoli di mettersi in mostra. C’è per esempio uno spazio dedicato alle startup. Anche qui però di Italia nemmeno l’ombra. Eccezion fatta per una Maserati MC20 Cielo, presente nello stand della tedesca Webasto che per la sportiva del Tridente ha sviluppato l’innovativo tetto.

Foto - Salone di Monaco 2023

Salone di Monaco 2023

Foto - Salone di Monaco 2023

Salone di Monaco 2023

Chi pensa al futuro?

Ed è un peccato. Perché per fare sistema, per parlarsi, bisogna incontrarsi e una kermesse ormai fortemente improntata al B2B come quella bavarese è oro in un mondo trascinato nel futuro da trasformazioni volute o subite. Ma comunque in atto.

Un esempio: a memoria mai abbiamo visto a un salone dell’auto così tanti stand di nazioni o regioni. Dalla Baviera (immancabile visto che è padrona di casa) al Canada passando per Israele e la Carolina del Sud

Foto - Salone di Monaco 2023

Salone di Monaco 2023

Foto - Salone di Monaco 2023

Tesla Model 3 2024 al Salone di Monaco 2023

Presenze ancora non così numerose ma che danno un segnale forte a chiunque voglia investire: venite da noi. Lavoriamo insieme. 

In questo frangente l’Italia fa fatica. Una produzione auto che diminuisce – facendo nascere cori allerta da parte del Governo – e una rivoluzione elettrica che mette in allarme non solo le Case ma anche le migliaia di aziende dell’indotto. Da Roma si dicono preoccupati, chiamano l’Europa perché ripensi allo stop del 2035. Intanto cosa si fa?

Se da una parte le mire sono quelle di rendere l’Italia un hub per le batterie (con tre gigafactory pronte a nascere) e il loro riciclo, si fanno incontri con Elon Musk – chiamandolo in causa a mezzo social dicendo che il Bel Paese lo accoglierebbe a braccia aperte – dall’altra tutto pare fermo. 

Perché non approfittare di un appuntamento come il Salone di Monaco 2023 per presentarsi al mondo auto? Lasciando da parte veneri del Botticelli e campagne social, andando di persona là dove l’industria si incontra e parla? Spingendo anche le nostre startup a essere presenti, mostrando eccellenze e idee che potrebbero aprirci le porte per diventare protagonisti di quel domani che tanto spaventa?

Il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani con Elon Musk

Spesso ci sentiamo dire che il tempo stringe, che il 2035 è dietro l’angolo e bisogna fare presto. Intanto si parla di incentivi, di come rimodularli per spingere gli automobilisti a passare a modelli meno inquinanti. Meglio se elettrici. Se però ogni singolo elemento viene prodotto all’estero come possiamo far ripartire l’economia? 

Vero è che governo e Stellantis stanno parlando di un aumento della produzione auto in Italia, ampliando la discussione su una nuova politica industriale, ma è un tema che resta nei confini nazionali e che da solo non può bastare per dare una nuova spinta al Bel Paese.

L’Europa in tutto questo ha un ruolo fondamentale, quello di fare da catalizzatore tra i 27 membri e creare un sistema coordinato. Senza dare vita a politiche proibizioniste con salati dazi da pagare per costruttori stranieri, ma spingendo perché le fabbriche siano qui. Spetta poi ai vari Paesi creare le condizioni perché questo avvenga. L’Italia non può non avere un ruolo in tutto questo. Ma se quasi si gioca a nascondino sperando che siano gli altri a venire da noi si aspetterà Godot. Mentre gli altri correranno.

Fonte: https://it.motor1.com

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