Il WRC va a picco: il telaio tubolare può essere la soluzione

Un anno fa, poco prima del via del WRC 2023, cercammo di fare il punto su come si era arrivati a scegliere le vetture Rally1 come pinnacolo delle categorie rally, rendendo il Mondiale sempre meno attrattivo per le Case e attraente per il pubblico. A 12 mesi di distanza le cose non sono cambiate. Il WRC è sempre in mezzo al guado, incapace (o forse perfettamente in grado, ma manca la volontà) di uscirne prendendo una decisione netta e pianificando il futuro, magari anche a discapito del presente proprio come hanno fatto la FIA e ACO per rilanciare il WEC.

Un perfetto immobilismo che fa male al WRC e, di riflesso, anche a chi ci corre, a chi lo segue, a chi fa di tutto per essere presente nelle speciali e godersi uno spettacolo che, anno dopo anno, diventa sempre più desolante per le scelte fatte in passato. A tal proposito, la FIA ha provato a correre ai ripari con una commissione dedicata che ha il compito di ripensare i rally e rilanciarli. La Federazione sta lavorando a un piano per sostituire le Rally1 già nel 2025 – sino a qualche mese fa, le Rally1 rappresentavano la base per la prossima generazione di vetture della classe più alta – vagliando diverse opzioni.

Tra queste sembra esserci una strada che vede protagoniste le attuali Rally2. Queste potrebbero essere la futura base della massima categoria perché meno complesse e meno dispendiose rispetto alle sorelle maggiori ibride. A questo punto, però, è bene porsi una domanda che, immaginiamo, tanti di voi si saranno posti nel corso di questi mesi e, forse, già da un paio di anni: le Rally2 sono davvero la panacea di tutti i mali?

Perché le Rally2 attuali sono destinate a scomparire

Gus Greensmith, Jonas Andersson, Skoda Fabia RS Rally2

Photo by: Red Bull Content Pool

Gus Greensmith, Jonas Andersson, Skoda Fabia RS Rally2

Il WRC, per decidere quale tipologia di vetture scegliere per rilanciarsi, non dovrà guardare al 2025, ma ben oltre. Dovrà guardare al futuro, al di là del proprio naso. Servirà tenere conto di diversi paletti che coinvolgeranno le vetture stradali: le normative sull’inquinamento, le piattaforme delle vetture, ormai sempre più condivise tra le Case che fanno parte degli stessi Gruppi automotive. Dulcis in fundo, un altro elemento fondamentale: le motorizzazioni.

Ormai da diverso tempo le Case stanno realizzando motori turbocompressi di cilindrata sempre più piccola. Attualmente sia le Rally1 che le Rally2 hanno motori che stanno terminando la propria vita sul mercato. Basti pensare a quello che utilizza la Skoda Fabia RS Rally2, un 1.6 turbo 4 cilindri da 289 cavalli (dichiarati), mentre quelle stradali sono tutte equipaggiate da motori 1.0 turbocompressi da 80, 95 e 110 cavalli. Resiste solo una versione che ha una motorizzazione più grande ed è la Monte-Carlo DSG con un 1.5 TSI da 150 cavalli.

Si parla di motori più piccoli, ma anche di un mercato che da oltre un decennio vede SUV, piccole SUV e crossover sempre più regine incontrastate. Se pensiamo a Stellantis e Ford, queste hanno cessato la produzione di vetture iconiche quali la Punto e, soprattutto in ottica rally, la Fiesta. E’ chiaro come il mercato richieda vetture diverse da quelle, ma anche dalle stesse che vengono usate nel WRC, classe Rally2 compresa. Non sarebbe una sorpresa vedere Skoda chiudere la produzione della Fabia in un futuro non lontano, o modificarne l’aspetto portandola a diventare un piccolo SUV.

Hyundai, con la i20 N Rally2, si trova in una situazione molto simile a quella di Skoda. Il motore della sua vettura è finito fuori produzione e l’ultimo lotto dalla Corea era stato acquistato poco più di due anni fa proprio dedicato alle Rally2 e alle vetture dedicate al TCR. Anche la Casa coreana ha scelto il downsizing dei propulsori, seguendo la via già tracciata e scelta da altre Case.

Ecco dunque che l’analisi del mercato non può essere ignorata da chi deve prendere decisioni importanti legate al futuro del WRC. Sono i SUV, mini SUV e crossover a dominare il mercato? Allora perché non pensare a un regolamento che possa permettere alle Case di correre con queste? O, quanto meno, con carrozzerie che ricordino le SUV disponibili sul mercato?

Il telaio tubolare può essere la risposta

M-Sport, indirizzata da Ford Performance, ha deciso di affrontare la sfida delle Rally1 con una vettura dalle sembianze della Ford Puma, ma dalle dimensioni – parliamo soprattutto dell’altezza – di una Ford Fiesta. L’adattamento della carrozzeria permette così a Ford di promuovere la vettura che interessa al marchio, senza però rimetterci per via delle dimensioni che, se fossero rimaste quelle della vettura stradale, avrebbero penalizzato non poco il team britannico nella sfida con Toyota Gazoo Racing e Hyundai Motorsport.

Questa è stata una scelta interessante. Un taglia e cuci di una carrozzeria che promuove una vettura trainante per il marchio americano. Ora, posti i costi folli che le Case sostengono per le Rally1, veri e propri prototipi che delle vetture di serie hanno poche e futili componenti, l’idea di realizzare carrozzerie tailor-made è stata una scelta giusta. Ma serve fare di più.

A questo punto, per cambiare le cose, è necessario lavorare su ciò che sta sotto pelle. Ovvero sul telaio. L’idea di un telaio tubolare era già uscita prima della scelta che portò il WRC a sostituire le WRC Plus con le Rally1, ma venne accantonata. Ora potrebbe tornare in auge regalando a Case e imprese di engineering numerosi vantaggi.

Il primo vantaggio, e non poteva essere altrimenti, è legato ai costi. Molto meno carbonio, meno complessità, meno ricerca e sviluppo garantirebbero a chi vuole entrare nel WRC di avere un programma più sostenibile nel breve e lungo periodo.

Permetterebbe a Case ed engineering di omologare vetture con carrozzerie realizzate per avere sembianze di auto che sono disponibili nel mercato automotive.

Permetterebbe a strutture come, per esempio, Prodrive e Oreca di realizzare vetture da poter schierare, oppure vendere a terzi e, perché no, anche a Case costruttrici interessate a investire in un programma nel WRC, ma senza costi esorbitanti. (Di fatto apporre il proprio marchio e una carrozzeria pensata su un proprio modello alla vettura già pronta con lo space frame).

Permetterebbe alle engineering di cui abbiamo parlato poco sopra non solo di realizzare vetture, omologarle e correre in prima persona, ma anche di realizzare un reparto customer racing, dunque vendere le macchine, e sopravvivere con le vendite delle stesse realizzando un business.

In un momento in cui ai Costruttori importa molto più sponsorizzare i propri prodotti tramite influencer che farlo entrando in qualche categoria del motorsport, il telaio tubolare potrebbe essere una base per una vetrina molto efficace. Servirebbe anche per adeguare le vetture alle esigenze degli appassionati, sempre meno interessati a com’è fatto un braccetto di una sospensione o da dove arriva una tal componente rispetto allo spettacolo offerto nelle prove speciali.

Una questione di sopravvivenza, ma anche di inseguire qualcosa che il WRC ha perso anno dopo anno: l’attrattività.

Serve una promozione migliore del Mondiale Rally

Vetture diverse, certo, ma questo non può bastare. Il servizio WRC+ All Live, diventato poi Rally.tv ha portato gli spettatori a seguire per intero i rally di WRC, ERC e RallyCross, ma l’impressione è che si possa fare molto di più.

La Formula 1, per esempio, ha trovato più popolarità non solo con l’incerta stagione 2021 (poi seguita da un anno e mezzo soporifero dal punto di vista sportivo per via del dominio firmato da Red Bull Racing e Max Verstappen), ma anche grazie alla serie TV (tanto amata da alcuni, ma anche altrettanto criticata da altri) Drive to Survive.

Ecco allora che, se si vogliono raggiungere più persone, attrarre più appassionati e averne di nuovi, è necessario anche proporre un prodotto più spettacolare non solo in stage, ma anche nel Parco Assistenza. Più telecamere, più retroscena, maggiore comprensione della gara usufruendo di audio in cui i team parlano di scelte gomme, di strategie e, magari un po’ di pepe, con incontri e confronti tra persone coinvolte nel team.

Insomma, andrebbe ripensato tutto. Alcune cose stravolte, altre solo aggiustate. Ma è necessario che chi di dovere faccia scelte e le faccia per il futuro, non per mettere una pezza alle falle del presente ormai troppo grandi per essere anche solo tamponate. Serve farlo adesso, o potrebbe essere davvero troppo tardi.

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Fonte: https://it.motorsport.com

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